Per la sua sfilata al Sambódromo la scuola di samba Paraíso do Tuiuti si pone una domanda semplice: la schiavitù è stata sradicata?
In un paese e in una città che hanno ricevuto milioni di schiavi in catene dai porti della Guinea, la domanda non è banale e appare come una denuncia coraggiosa. Quelle donne e quegli uomini dalla pelle nera, catturati liberi e trascinati in catene sulle navi portoghesi per essere venduti schiavi, reclamano giustizia.
La reclamano anche le milioni di persone che tuttora lavorano quotidianamente in schiavitù nei campi coltivati, nelle fabbriche, in ogni angolo del pianeta. In Brasile, la schiavitù venne cancellata dagli ordinamenti giuridici nel 1888, quando l’imperatore Pedro II firmò la Lei Áurea. Tuttavia, centotrenta anni più tardi, il fenomeno del lavoro schiavo in Brasile è ancora diffuso. Lo è molto più di quanto si pensi, in realtà.
fui um rei egbá preso na corrente
sofri nos braços de um capataz
morri nos canaviais onde se planta gente”.
L’enredo della Paraíso do Tuiuti, scuola di samba di São Cristovão (zona nord di Rio de Janeiro), è un grido appassionato contro la schiavitù, la discriminazione e contro l’affermazione di superiorità di un essere umano sopra un altro. Quella che è, a tutti gli effetti, un’invocazione a Dio, viene affidata ad un samba-enredo molto bello intitolato “Meu Deus, Meu Deus, Está Extinta a Escravidão?”.
La sfilata della scuola percorrerà le diverse tappe del fenomeno della schiavitù, ne narrerà l’evoluzione, ne mostrerà l’assurdità e ne denuncerà la diffusione attuale: “Non abbiamo aggiornato l’immagine della schiavitù”, scrive nell’enredo il carnavalesco della scuola Jack Vasconcelos, quindi pensiamo non esista e sia finita.
Eppure c’è una moltitudine di gente che lavora praticamente a costo zero e in condizioni disumane per produrre beni e servizi per i più ricchi.
La ferita è tutt’altro che chiusa e la Paraíso do Tuiuti, dando voce alla favela, la mostrerà al mondo durante questo Carnevale di Rio de Janeiro. Lo farà a passo di samba.




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