Il sorriso con cui Maria Gadú si è presentata sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma in occasione del tour “Pelle” è difficile da dimenticare. Insieme alle sonorità intime ed autentiche della sua musica, ha reso ancor più palpitante una serata novembrina già piena di sospiri per per il derby calcistico della Capitale.
Sono da poco passate le 21 quando Maria Gadú appare sul palco della Sala Sinopoli con l’energia e la semplicità di una libellula: lo stile è quello semplice, di una serata tra amici. La voce è di quelle che, se le senti una volta, non le cancelli più dalla memoria. È una voce splendida, la voce di Maria Gadú, e lei è una maestra nell’utilizzarla per lasciare senza parole l’intera sala dell’Auditorium.
Sola e accompagnata dalle sue due chitarre e da una bottiglia di rosso, l’artista brasiliana inizia il concerto e attacca subito con “Dona Cila” uno dei suoi cavalli di battaglia. Si capisce subito che la serata sarà di quelle magiche.

Segue una scaletta fatta di molti dei suoi brani e da cover di altri musicisti brasiliani. Uno dopo l’altro, la voce paulistana regala al pubblico romano brani come “Ela”, “No pé do vento”, “Altar particular” e “Laranja”. Tra un pezzo e l’altro, magiche interpretazioni di canzoni di Caetano Veloso (“Leãozinho” e “Podres poderes”), Chico Buarque ed Edu Lobo (“A História de Lily Braun”), di Jaques Brel (“Ne me quitte pas”) e di un inatteso Daniele Silvestri (“A me ricordi il mare”).
La chiusura Maria Gadú l’affida al suo brano più famoso, “Shimbalaiê”, scritta quando aveva poco più di dieci anni.
Una serata di emozioni, di denuncia sulle condizioni socio-politiche brasiliane e di risate tra amici. Un concerto da ricordare a lungo. Almeno fino al prossimo. Obrigado, Maria!

Grazie Simone! Avrei voluto esserci anche io. Un bacio, Lisa
Ciao Lisa! Che bello che sei capitata qui sul mio blog! È stato un bellissimo concerto… un bacio a te!