Salire sul Corcovado, arrampicarsi tra la folta vegetazione, raggiungere la vetta per vedere il Cristo Redentor da vicino, dargli le spalle e farsi scattare una foto a braccia aperte. Fanno tutti così. Quasi tutti. Alcuni restano lontano e osservano la sagoma del Redentore a vegliare sulla laguna.
C’era una finestra, a Rio de Janeiro nel 1960, e un appartamento che dava su Rua Nascimento Silva, 107. In quella stanza, in quell’anno viveva Antônio Carlos Jobim.
Poteva ammirare il Corcovado, Tom, e godersi il suo angolo di paradiso. Quello stesso paradiso che a noi ha voluto raccontare attraverso una delle più celebri canzoni della musica brasiliana: “Corcovado”.
Il pezzo, scritto perché fosse interpretato da João Gilberto, è la fotografia di un istante. L’autore, nel suo angolo di mondo, una chitarra, il Corcovado simbolo di Rio de Janeiro e il desiderio che nulla cambi.
Este amor, uma canção
Pra fazer feliz a quem se ama”.
Um cigarro, um violão, suggerisce Tom come citazione di un brano di Ary Barroso. Ma João Gilberto, che avrebbe interpretato il brano, risponde: Tom, ma io non fumo! E quel sigaro caro a Tom si trasformerà nel cantinho che ben si adatta alla figura di João.
Il brano, diventato un classico della musica brasiliana, è stato molto apprezzato anche all’estero. La versione inglese, dal titolo “Quiet Nights of Quiet Stars”, è del canadese Gene Lees ed è stata registrata, tra gli altri, da Frank Sinatra, Stan Getz, Ella Fitzgerald, Charlie Byrd e Miles Davis.
Racconto scritto a quattro mani da Pietro Scaramuzzo e Simone Apollo per la rubrica Note Carioca.




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