La Estação Primeira de Mangueira era la prima stazione per chi si spostava dalla Central do Brasil verso la zona nord di Rio de Janeiro. Una stazione come le altre, o forse no.
Perché Mangueira è il nome di una delle più importanti scuole di samba della Cidade Maravilhosa. Il nome completo è Grêmio Recreativo Escola de Samba Estação Primeira de Mangueira ma per tutti è solo Mangueira.
Per i turisti Mangueira è sinonimo di samba e di carnevale. Per i brasiliani è la scuola di samba di Carlos Cachaça, Cartola e poi di Nelson Cavaquinho e Guilherme de Brito.
Nelson e Guilherme si erano conosciuti proprio lì, nella Mangueira. Era il 1950 e, tra samba e cerveja gelada, nasceva il sodalizio musicale che ancora oggi si fregia di titoli come “A flor e o espinho”, “Pranto de poeta”, “O bem e o mal”, “Quando eu me chamar saudade”, “Folhas Secas”.
Que não posso mais cantar
Sei que vou sentir saudade
Ao lado do meu violão
Da minha mocidade”.
Quest’ultima è, probabilmente, una delle più belle canzoni partorite dalla coppia e, ancora oggi, sono tanti gli artisti brasiliani che si cimentano nell’interpretazione di “Folhas Secas”, che è uno dei capolavori della musica brasiliana. Negli anni il pezzo è stato interpretato, per esempio, da Elis Regina e Beth Carvalho. In Italia lo ha fatto Stefano Bollani.
Il brano di Nelson Cavaquinho e Gulherme de Brito venne lanciato per la prima volta da Beth Carvalho nel 1973 ed è un’omaggio alla scuola di samba verde rosa e ai suoi poeti. Un inno d’amore e di malinconia, di saudade per i tempi che furono, della giovinezza andata. Le foglie secche della mangueira – in questo caso, l’albero del mango – diventano il simbolo della caducità dell’uomo, del panta rei di eraclitea memoria.
Tutto scorre tra le ripide strade dei morros, mentre il tempo scorre tra un Carnevale e l’altro.
Racconto scritto a quattro mani da Pietro Scaramuzzo e Simone Apollo per la rubrica Note Carioca.




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