Il coraggio di cambiare e mettersi del tutto in gioco è una delle doti più belle di cui un essere umano possa vantarsi.
Di certo può farlo Daniel Badaui, paulistano trapiantato alla Gávea, zona sud di Rio de Janeiro, che intorno ai 40 anni ha scelto di lasciar andare il lavoro che dava forse troppa sicurezza alla sua vita e di dare corso a un sogno.
Ho conosciuto Daniel alla fine di un caldo luglio carioca. Siamo nel 2016 e la sua impresa, Salve! Comedoria, ha già fatto parlare di sé. L’idea è semplice (forse tutte le grandi idee lo sono): puntare sulla gastronomia, passione di Daniel, e avviare una cucina industriale nel cuore della favela più grande di Rio de Janeiro. Il suo sogno, Daniel, ha infatti deciso di realizzarlo tra i tetti ocra di Rocinha. Insieme a un gruppo di giovani della comunità. Per loro.
Salve! Comedoria è il rischio imprenditoriale elevato a chissà quale potenza. Di certo alla potenza dell’ispirazione e della voglia di fare qualcosa di positivo per se stessi e per chi un futuro se lo deve ancora costruire per intero e parte in svantaggio. Quando sono questi i valori in gioco, capisci che la scommessa è vinta in partenza.

Oggi, Salve! Comedoria inventa ricette gourmet e prepara cibo di ottima qualità, che viene ordinato da clienti esterni alla Rocinha. Un servizio di ristorazione di alto livello, a disposizione di privati e aziende, che credono possa esistere una ragione in più per masticare le pietanze servite durante gli eventi e i banchetti.

Salendo e scendendo le scalette di Rocinha, Daniel mi spiega che il principio alla base di tutto è lo spirito imprenditoriale. Salve! Comedoria non è un’azienda normale. Il suo fondatore vuole trasmettere le basi dell’imprenditorialità ai giovani della favela e insegnargli una professione. C’è un valore di riscatto e inclusione sociale dietro ogni boccone cucinato. C’è l’idea che dalla favela possa uscire un prodotto fatto con passione, qualità e creatività e che i destini di chi nasce dentro possano incontrare quelli di chi sta fuori.

Tanti anni fa, un leader comunitario di Rocinha mi disse che la cosa più importante per i giovani della comunità è attraversare i tunnel. Quelli che fisicamente la separano dal resto della città e quelli, più difficili da oltrepassare, dei pregiudizi diffusi e quasi sempre gratuiti. Credo che, con Salve! Comedoria, Daniel abbia steso un’autostrada verso il mondo per i ragazzi che lavorano con lui.
Credo anche che quell’autostrada abbia un doppio senso di marcia, visto che la Salve! organizza dei tour gastronomici di Rocinha. Chi non conosce la favela, può così rivolgersi direttamente a chi in favela ci vive o ci lavora, avvicinandosi ai luoghi e alla loro storia, dialogando con personaggi del posto, assaggiando i piatti della Salve! Comedoria (e non solo) e contribuendo a sostenerla.
Dopo aver salutato Daniel, scendo lungo la Via Appia, arteria stradale di Rocinha, pensando ai panorami mozzafiato, ai volti incrociati, alle rughe e ai racconti della mulher Maracujá e di altre figure incredibili presentatemi da Daniel. Lo so, è difficile ma provo lo stesso ad immedesimarmi in un giovane della favela e non ho dubbi: non sentirei altro che gratitudine per l’opportunità data alla mia gente da questo paulistano dal cuore visionario.




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